Continuando sull’intervento di Giorgio Nardone, spesso alla ricerca della “felicità”, usiamo metodi sbagliati o inutili. In altre parole cerchiamo nel posto sbagliato, essere consapevoli di questo aspetto ci può dare una grossa mano, come sempre la consapevolezza è la base per progredire, per migliorare per trasformare per cambiare.
Sono stato colpito da una metafora che Giorgio ha usato: un signore (che chiameremo Mario) ha perso la sua chiave di casa, e la cerca sotto alla luce di un lampione. La ricerca però, sembra vana ed inutile. Dopo un po’ di tempo un altro signore gentile, chiede a Mario cosa stia cercando. Al che Mario risponde: la chiave di casa. Allora il sig. gentile, si associa alla ricerca, cosi che sono in due a cercarla, però la ricerca risulta vana. Ad un certo punto il sig. chiede a Mario: ma è sicuro di averla persa qua sotto il lampione? Al che Mario dice no, l’ho persa laggiù, ma laggiù è troppo buio per cercarla.
Siamo NOI artefici del nostro destino, nel bene e nel male, che questo ci piaccia oppure no. Personalmente questa cosa mi piace molto. Ciò ci rende, oltre che creato, creatori. Creatori del nostro destino. D’altra parte si legge: “ siamo fatti a immagine di Dio”. Ognuno tragga poi le proprie conclusioni, qui non voglio entrare nel merito delle religioni o della religiosità. Per chi volesse approfondire, consiglierei di leggere “Conversazioni con Dio” di Neale Donald Walsch.
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1) coloro che sono travolti dai sensi
2) coloro che sono travolti dai pensieri.
Inoltre ci sono quattro percezioni di base:
1) Paura: questo ci limita
2) Rabbia: questa ci annebbia
3) Dolore: questo ci blocca
4) Piacere: questo ci travolge
Facciamo un esempio, quello della paura.
Se ho paura di una certa cosa, la evito in tutti i modi, cosi rimango nella mia zona di confort e sto bene. Ma cosa succederà la prossima volta che troverò quella cosa o quella situazione? Ne avrò ancora più paura. Sarà sempre peggio. Tentare di controllarla non serve a molto, chiedere aiuto non serve perche avrò sempre bisogno di appoggio e aiuto, e quando non c’è? Paura.
L’unica cosa che serve è affrontarla e affrontarla finche non è più un problema. Oppure subirla e rimanere “limitati” a vita.
E questo che vogliamo? Dipende da noi.
La “felicità” è personale, non dipende dagli altri ma dipende solo da noi. Però non funziona se non è condivisa. In altre parole se non riesco a rendere felice un'altra persona NON posso essere “felice”IO.
Altra cosa importante: “la felicità non si misura dalle cose che hai, si misura dalle cose a cui puoi rinunciare”.
Questo personalmente mi fa molto riflettere.
Continueremo domani

