In questo prima giornata di lavoro a San Marino, siamo rimasti “ipnotizzati” ad ascoltare Giorgio Nardone che con il suo tono “seduttivo” ci ha parlato della felicità.
Le cose che mi hanno colpito e che ho personalmente annotato nel mio taccuino si sintetizzano innanzi tutto sul fatto che la “felicità non è uno stato ma una conquista constante”.
Nardone ha citato M. Proust che dichiarò “Il vero viaggio non è vedere nuovi mondi ma cambiare occhi”, o come direi io, cambiare occhiali o punti di vista.
Un fatto importante da tener presente è che per essere felici abbiamo bisogno del contrasto o meglio dell’alternanza dello stimolo. In pratica “non c’è niente di peggiore di una serie di giorni felici”.
La stesse cose che ci rendono felici, se eseguite con continuativa osservanza, ci ottundono la felicità.
In pratica nel tempo non ci danno più quello stato emozionale che avevamo all’inizio.
Nardone ha citato l’esperimento dei topolini: lasciando al topolino maschio la stessa femmina dopo un po’ si annoia e smette di accoppiarsi, cambiando di continuo la topolina femmina, il topolino continua l’accoppiamento a sfinimento.
Una cosa è sicura: “la felicità va costruita come un abito su misura per ognuno di noi”.
Ma ci sono dei fatti che ritornano regolarmente e devono essere tenuti presenti, e cioè: il primo passo deve essere assumermi la responsabilità di cambiare me stesso, tutti coloro che incolpano gli altri sono nella via dell’ignoranza.
Siamo tutti vittime di una percezione alterata. Vittime di autoinganni che regolarmente usiamo.
La consapevolezza dell’autoinganno però può essere usata come una risorsa piuttosto che un demone. E cambiando me stesso posso ottenere (come un virus) un contagio che aiuti a migliorare le persone che mi stanno attorno.
continueremo domani
Nessun commento:
Posta un commento