lunedì 18 luglio 2011

Inside-out Giorgio Nardone 2

Continuando sull’intervento di Giorgio Nardone, spesso alla ricerca della “felicità”, usiamo metodi sbagliati o inutili. In altre parole cerchiamo nel posto sbagliato, essere consapevoli di questo aspetto ci può dare una grossa mano, come sempre la consapevolezza è la base per progredire, per migliorare per trasformare per cambiare.
Sono stato colpito da una metafora che Giorgio ha usato: un signore (che chiameremo Mario) ha perso la sua chiave di casa, e la cerca sotto alla luce di un lampione. La ricerca però, sembra vana ed inutile. Dopo un po’ di tempo un altro signore gentile, chiede a Mario cosa stia cercando. Al che Mario risponde: la chiave di casa. Allora il sig. gentile, si associa alla ricerca, cosi che sono in due a cercarla, però la ricerca risulta vana. Ad un certo punto il sig. chiede a Mario: ma è sicuro di averla persa qua sotto il lampione? Al che Mario dice no, l’ho persa laggiù, ma laggiù è troppo buio per cercarla.

Siamo NOI artefici del nostro destino, nel bene e nel male, che questo ci piaccia oppure no. Personalmente questa cosa mi piace molto. Ciò ci rende, oltre che creato, creatori. Creatori del nostro destino. D’altra parte si legge: “ siamo fatti a immagine di Dio”. Ognuno tragga poi le proprie conclusioni, qui non voglio entrare nel merito delle religioni o della religiosità. Per chi volesse approfondire, consiglierei di leggere “Conversazioni con Dio” di  Neale Donald Walsch.
Conversazioni con Dio - I Tre Dialoghi in un Unico VolumeDa non perdere
Un'altra cosa che mi ha colpito è che le persone si dividono in due gruppi:
1)      coloro che sono travolti dai sensi
2)       coloro che sono travolti dai pensieri.

Inoltre ci sono quattro percezioni di base:
1)      Paura: questo ci limita
2)      Rabbia: questa ci annebbia
3)      Dolore: questo ci blocca
4)      Piacere: questo ci travolge

Facciamo un esempio, quello della paura.
Se ho paura di una certa cosa, la evito in tutti i modi, cosi rimango nella mia zona di confort e sto bene. Ma cosa succederà la prossima volta che troverò quella cosa o quella situazione? Ne avrò ancora più paura. Sarà sempre peggio. Tentare di controllarla non serve a molto,  chiedere aiuto non serve perche avrò sempre bisogno di appoggio e aiuto, e quando non c’è? Paura.
L’unica cosa che serve è affrontarla e affrontarla finche non è più un problema. Oppure subirla e rimanere “limitati” a vita.
E questo che vogliamo? Dipende da noi.

La “felicità” è personale, non dipende dagli altri ma dipende solo da noi. Però non funziona se non è condivisa. In altre parole se non riesco a rendere felice un'altra persona NON posso essere “felice”IO.

Altra cosa importante: “la felicità non si misura dalle cose che hai, si misura dalle cose a cui puoi rinunciare”.
Questo personalmente mi fa molto riflettere.

Continueremo domani

sabato 16 luglio 2011

Inside-out Nardone Giorgio

In questo prima giornata di lavoro a San Marino, siamo rimasti “ipnotizzati” ad ascoltare Giorgio Nardone che con il suo tono “seduttivo” ci ha parlato della felicità.

Le cose che mi hanno colpito e che ho personalmente annotato nel mio taccuino si sintetizzano innanzi tutto sul fatto che la “felicità non è uno stato ma una conquista constante”.

Nardone ha citato M. Proust che dichiarò “Il vero viaggio non è vedere nuovi mondi ma cambiare occhi”, o come direi io, cambiare occhiali o punti di vista.

Un fatto importante da tener presente è che per essere felici abbiamo bisogno del contrasto o meglio dell’alternanza dello stimolo. In pratica “non c’è niente di peggiore di una serie di giorni felici”.
La stesse cose che ci rendono felici, se eseguite con continuativa osservanza, ci ottundono la felicità.
In pratica nel tempo non ci danno più quello stato emozionale che avevamo all’inizio.

Nardone ha citato l’esperimento dei topolini: lasciando al topolino maschio la stessa femmina dopo un po’ si annoia e smette di accoppiarsi, cambiando di continuo la topolina femmina, il topolino continua l’accoppiamento a sfinimento.

Una cosa è sicura: “la felicità va costruita come un abito su misura per ognuno di noi”.
Ma ci sono dei fatti che ritornano regolarmente e devono essere tenuti presenti, e cioè: il primo passo deve essere assumermi la responsabilità di cambiare me stesso, tutti coloro che incolpano gli altri sono nella via dell’ignoranza.
Siamo tutti vittime di una percezione alterata. Vittime di autoinganni che regolarmente usiamo.

La consapevolezza dell’autoinganno però può essere usata come una risorsa piuttosto che un demone. E cambiando me stesso posso ottenere (come un virus) un contagio che aiuti a migliorare le persone che mi stanno attorno.

continueremo domani

sabato 2 luglio 2011

Scuola di vita



Insegnamenti da applicare nella vita ogni giorno tutti i giorni della nostra vita.